novembre 09, 2004

adesso esco, torno a casa, mi metto il pigiama felpato e i calzettoni con le dita.
poi mi metto sul divano, tutta fatta su nella copertina morbida che neanche le vecchiette, con il bidone di nutella appoggiato sulle ginocchia.
e lo faccio fuori.
tutto.

novembre 03, 2004

"ti regalo una goccia di sole"

afferro veloce la goccia di sole, mi faccio scaldare le mani e provo la tentazione di chiuderla in uno scrigno di cristallo, per rimirarla.

poi scuoto la testa ed accenno un sorriso, allargo le mani e lascio che la goccia di sole giochi leggera tra le nuvole e la pioggia.

ed il sorriso, chissà come, arriva fino agli occhi

ottobre 28, 2004

pensavi che fosse solo un sogno.

l'obiettivo lì davanti, irraggiungibile.
pensavi che sicuramente qualche cosa sarebbe andato storto.

insegnare in università, sembrava così lontano e così impossibile.

poi, un giorno, ti dicono che il concorso per quel posto, quello che vuoi tu, quello per cui hai lavorato tanto, nella tua università e nel tuo laboratorio, è stato bandito.

le scadenze ti scorrono davanti agli occhi, i libri sul tuo tavolo non ti sembrano nemmeno adatti per studiare. e poco importa che quelle stesse cose che devi studiare per il concorso tu le abbia già studiate e già raccontate e già spiegate ai ragazzini dei primi anni di università.
ti sembra sempre e comunque di non saperne abbastanza.

poi le scadenze passano, presenti la domanda, compri apposta il tailleur serio con la gonna ampiamente sotto il ginocchio ed infine ti presenti, il giorno del primo scritto, nel tuo stesso laboratorio.

ed entri.
entri in quel laboratorio, dove tanto tempo hai passato, con il tremore nelle gambe e la gola secca.
e lo stesso uomo per amore -professionale ed intellettuale- del quale hai scelto questa strada ti guarda commosso e ti chiede la carta d'identità.

poi ti siedi ed inizi a scrivere per rispondere alla prima domanda. ed è improvviso il capire la differenza tra tutti gli esami che hai fatto nella tua vita (io li ho contati, solo per laurearmi, tra piccoli e grandi e dimezzamenti e trimezzamenti, mi sono seduta 112 volte) e questo.
perché questo è importante, è il tuo sogno, ed è *tuo*.
e anche perché tutto quello che devi scrivere, oh sì, lo sai. e lo sai bene.

e allora affronti il foglio bianco con frenesia adrenalinica: e scrivi scrivi scrivi, scrivi con il sorriso sulle labbra di chi sa che farà bene.

e quel concorso tanto sognato lo vinci.

e poi.

e poi sono tutti cazzi tuoi.

ottobre 20, 2004

e i pensieri, le emozioni, il sentire più vivo, scorrono veloci.
si impigliano tra i rami dei tigli e scrollano le foglie secche, colorate di giallo.
non si impigliano invece nelle dita, lasciandole nude, incapaci di dare loro parole.
si lasciano vivere, dolci e prepotenti, nelle risate.



ottobre 10, 2004

una festa per enzo

ieri sera abbiamo riso tantissimo: sarà stata la voglia di, finalmente!, ridere di cuore, sarà stata l'atmosfera gioiosa che avevamo intorno, saranno state le streghette con la parrucca azzurra che chiamavano alla cena sbattendo mestoli contro pentole, sarà stata la bravura degli artisti di strada che si susseguivano sul palco oppure sarà stata l'aria satura di quel fumo aromatico...sì, quello...?

e narsil con il sorriso negli occhi lucidi. e zu che abbraccia con lo sguardo. e rillo che telefona per sentire l'emozione via etere. e bolo che si fa addirittura coccolare. e franco che sfarfalla tra un dude e un altro e guarda gabriella con aria rapita.

e sentirsi abbracciare ed è marzia, bella come sempre, che per la festa di enzo ha lasciato a casa la sua giulia, che ha sei mesi.

e poi gli occhi di gabriella, che sono quelli di enzo.
e la serenità di giusi, e il suo sorriso che accoglie.

e come al solito il nostro tavolo si è riempito poco a poco di vecchi e nuovi amici , di chiacchiere e di risate, velate solo a tratti da una malinconia quasi giocosa e gioiosa.

citando enzo: maggica list.

ottobre 08, 2004

buon compleanno, Enzo

Chiamatemi Ismaele.
Alcuni anni fa - non importa quanti esattamente - avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m'interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo.
È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m'accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell'anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo dimettermi in mare al più presto.
Questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola.
Con un bel gesto filosofico Catone si getta sulla spada: io cheto cheto mi metto in mare.
Non c’è nulla di sorprendente in questo. Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli uomini nutrono, una volta o l’altra, ciascuno nella sua misura, su per giù gli stessi sentimenti che nutro io verso l’oceano.
(Moby Dick, Melville. Traduzione di Cesare Pavese)

sorrido, è come se finalmente lo stessi lasciando andare.
buon viaggio, Balena.
buon viaggio, Ismaele.

settembre 28, 2004


pace e margherite Posted by Hello

margherite di pace Posted by Hello

simona&simona

a volte la felicità è leggera come il sollievo.
bentornate a casa, magnifiche donne.

settembre 23, 2004

ciao, michele.

tante le immagini che ho, dentro di me, di lui.
un sorriso in una notte di luna alla festa dell'unità, un abbraccio stretto stretto al circolino di biumo, una bellissima lettera nella sua calligrafia illeggibile quando morì la mia mamma, le chiacchiere nei corridoi del liceo.

e nemmeno, in tutti questi anni, una foto.

il ricordo di lui è nel cuore.

buon viaggio, michele, ti voglio bene.

agosto 31, 2004

le parole che sento dentro, in questi giorni, si annullano nel momento esatto in cui appoggio le dita sulla tastiera o socchiudo le labbra per pronunciarle.
guardo franco, che con lui ha perso un amico, ma anche un fratello, e non riesco a versargli addosso anche il mio dolore.

e allora, di giorno, lo tengo stretto, il dolore, perché non scappi fuori.
poi, la notte, trova una via di fuga ed allaga silenzioso il cuscino.

vorrei avere parole che sappiano abbracciare, e invece mi ritrovo a guardare basita la luce che filtra dalle persiane.

vedo i suoi occhi, quel suo sorriso che non poteva che essere contagioso, sento addosso l'abbraccio stretto che sempre mi riservava "ah, lulu...".
rivedo le mie labbra di rossetto lucido stampate sulla sua giacca di renna all'altezza del cuore, un abano sui divani bianchi.
rileggo con la mente tutte le mail che ci siamo scritti, i segreti, i suggerimenti, quell'aria da cospiratori che lasciava aleggiare tra le righe, le parole dure che mi hanno obbligato ad accettare una realtà mia che rifiutavo.
e ripenso alle parole brutte che ho detto, agli attacchi che gli ho mosso quando ho saputo che era scomparso, e quando ho saputo poi di ghareeb.
parole che lui non ha sentito.
parole bruciate di paura e rabbia, ma che rimangono lì, appese, a guardarmi con aria accusatrice.

vorrei avere parole capaci di risvegliare immagini, e invece rimango qui, con gli occhi lucidi che non lasciano scivolare nemmeno una lacrima.

ti voglio bene, enzo.

agosto 27, 2004


ciao, grandone. Posted by Hello

agosto 07, 2004

rubando una telefonata

un piccolo ambulatorio: una scrivania, un lettino con le lenzuola di carta pulite, un armadio dei farmaci socchiuso ed un ventilatore che sposta aria calda qua e là.
non un lavandino per lavarmi le mani dopo aver visitato i pazienti, poche garze, finiti i cerottini sterili per le piccole suture.
sembra di essere in un ospedale da campo, invece che nella civilissima isola d'elba.
eppure mi piace.
mi piace sorridere ai miei giovani o vecchi clienti che chiedono qualcosa per il mal di stomaco, o si sono tagliati su uno scoglio, oppure ancora sono stati punti da una medusa.
mi piace guardarli ed ascoltarli.
mi piace sentire che mi ascoltano, che si fidano, che si affidano.
e se anche la sera sono stanca e senza forze, questa sono io.

luglio 26, 2004

momenti di magia

un congresso bellissimo e poi, al mio ritorno, il laboratorio tutto per me, i miei tempi, i miei momenti, la mia libertà di fareagirepensare senza il continuo chiacchiericcio in sottofondo.

attimi di magia nella nostra casa assolata e fresca, pu nel caldo del meriggio.

e rimane, costante ed infinita, la voglia di averne ancora.

luglio 05, 2004

strade

canticchio tra me e me scarborough fair mentre gioco con le mie immagini ed i miei testi, scegliendo disposizioni e colori per i poster del congresso ormai prossimo.
ripasso il mio inglese mal messo, con un occhio alla porta ed uno alla posta.
venerdì si parte: un mare meraviglioso e una paura fottuta per la relazione che dovrò tenere (ricordarsi nervi saldi da mettere in valigia).
mi godo questi preziosi momenti da sola nel mio laboratorio, e nel profondo mi chiedo come ho fatto.
ho scelto una strada e l'ho percorsa, con la fiducia dell'incoscienza e l'abnegazione di chi vuole raggiungere l'obiettivo. e d'un tratto mi trovo a trent'anni con le mani piene dei frutti del mio raccolto: tanto grano da sfamarsi, alle mie spalle i covoni del fieno già taglaito e davanti a me prati verdi,immensi, ancora da tagliare. quanta strada ancora, quanta fatica prima di ridurre tutta quell'erba in covoni di fieno, quante le direzioni possibili, quanti gli incroci, quantre le strade irte da percorrere... eppure, il grano che scivola tra le mie mani mi rende ricca, e mi spinge a percorrere ancora mille volte la mia strada, quela racchiusa tra le mille possibili.
e se tornassi indietro? sceglierei il medesimo viaggio, la stessa fatica e gli stessi oneri ed onori. sceglierei gli stessi compagni di viaggio, e la stessa guida. quella guida che ora cammina zoppa, nella fatica dei movimenti quotidiani, ma che ancora mi indica la strada migliore, senza obbligarmi alle sue decisioni, spronandomi ma senza costringermi.
quella guida che ho sentito accanto anche quando era lontano da me, immersa nel sonno senza sogni indotto dai farmaci.
ogni giorno scelgo la mia vita.
ed è una scelta ogni giorno facile, nella difficoltà di perseguirla.


giugno 21, 2004

a volte sono nubi che passano leggere come stelle filanti.
altre volte sono matasse rotonde nere e gonfie di pioggia e chicchi di ghiaccio.
le une o le altre sono sempre dentro di me.

giugno 11, 2004

auguri, grande donna.
ti voglio bene.

giugno 10, 2004

sulla pagina iniziale di libero campeggia ben evidente la pubblicità di forza italia.
mi viene voglia di cambiare indirizzo mail.

giugno 07, 2004

...

no. non sono incinta.
:-)

faccia da mamma

a volte succede, di fare un salto in farmacia e comprare un test di gravidanza.
così, giusto per capire quel ritardo di quasi due settimane.
così, eh, giusto per sapere.


- buongiorno... un test di gravidanza per favore.
- da uno o da tre?
- da uno grazie.
- a lei, sono 12 euro.
- grazie, arrivederci.
- arrivederci e... (sorriso che si apre ohchebellounbambino) auguri!


devo avere proprio una faccia da mamma

maggio 25, 2004

eppure

il tutto sta in quell'eppure.
è una solitudine di freddo, la sensazione che l'amore non riesca a raggiungere il centro di me, e non riesca a sciogliersi in risate e luci.
so, razionalmente, di non essere sola.
eppure, a volte, mi sento sola.

maggio 24, 2004

eppure mi sento sola.
a volte è proprio insopportabile.
in realtà praticamente sempre.

Vito Schifani
Rocco Di Cillo
Antonio Montinaro
Francesca Morvillo
Giovanni Falcone

per loro un pensiero.
la consapevolezza che senza di loro saremmo più poveri.
grazie.

maggio 21, 2004

famiglie 2

sopra il locale di papà abitano samira ed abdhul, hanno poco più di vent'anni e una bimba di un mese e mezzo.

samira è una bellissima ragazza, con gli occhi neri e dolci e un sorriso sempre aperto sulle labbra.
aiuta nelle pulizie del locale, vestita solo della camicia da notte e di uno straccio in testa, mentre la bimba sonnecchia nella carrozzina o gorgheggia in braccio a papà diventato, ancora una volta, un nonno putativo.

samira fa il pane in casa, ché tre euro al chilo le sembrano troppi, invita papà a mangiare cous cous quasi tutti i giorni e quando vede le camicie di papà appese al gancio della cucina del bar, pronte da portare in lavanderia, zitta zitta le prende e gliele fa trovate fresche di bucato nella stanza dove lui dorme.

quando la bimba non dorme e piange e strilla, samira ed abdhul entrano stravolti dalla porta sul retro e -a locale chiuso od aperto di fumo e musica e ragazzi sbigottiti- portano la piccola a farsi coccolare dal nonno giorgio. sana e sacra stronzaggine dei figli, la bimba si acquieta, si zittisce ed infine si addormenta dopo tre esatti minuti che è in braccio a papà.

questa, invero, è una famiglia. forse una tribù urbana, come amano chiamarla i sociologi che disquisiscono fra loro, forse solo il vecchio concetto di famiglia allargata, che cresce e si modifica.
è parte della famiglia che sentiamo nostra, più di quella dei legami di parentela.

ed è bello guardare samira che si veste tutta seria quando deve uscire, e che scende invece al locale in camicia da notte, perché è casa sua; è bello farsi abbracciare da un abdhul spontaneo; è bello guardare questa bimba dai capelli neri neri e dagli occhi seri accanto ad agnese, la mia figlioccia, che ha i capelli rossi e gli occhi verdi propri della mamma scozzese, ed un sorriso impertinente sempre sulle labbra.

maggio 20, 2004

le ultime parole famose

"mica può essere così difficile imparare ad usare i roller. altrimenti come farebbero le ragazze del supermercato?"

disse, prima di prendere la prima culata per terra.

no panic

tempo fa ho spedito tre riassunti ad un congresso internazionale che si tiene quest anno a taormina.

ci si portano solo poster, non si fanno relazioni.

ieri mi arriva una mail: "I am glad to infom you that your scientific contribution submitted at the meeting has been included by the Chairmen among contributions selected for oral communication during the workshop session... The aim is to get a real discussion going..."

panic.
è un congresso internazionale: si parla solo in inglese.

devo trovare un sacco di bibliografia da leggere, mica si può andare a un congresso così senza essere più che preparati.

the aim is to get a real discussion going... Real discussion, mica un raccontino raffazzonato, una bella discussione con il top dei collagenisti mondiali. tipo quelli di cui leggi tutti gli articoli e ti dici magari fossi brava così.

e se poi non capisco le domande che faranno?

e se poi non so proprio rispondere??


respiro profondo.
la bibliografia l'ho letta, la bibliotecaria mi sta cercando gli ulteriori articoli che ho chiesto, l'argomento lo conosco, è mio, l'ho fatto io, loro sono glad to inform me, ovvero è stato il mio lavoro a interessare loro.

no. no panic.
perché paura? adrenalina che scorre rapida, notti senza sonno, la voglia di leggere e sapere che come sempre è dentro di me.
la voglia di scoprire e di raccontare quello che ho scoperto.
e la voglia di sentire domande, di farmi dare risposte, di discutere animatamente, con sempre fermo nel cuore il concetto che la ricerca è un divenire, che non ci sono verità assolute né dogmi, ma mille sfumature per ogni asserzione, mille confutazioni per ogni certezza espressa.

è una sfida, un'opportunità che a pochi è data. soprattutto a pochi giovani.

signori, raccolgo il guanto con grazia, mi inchino a voi ed invece di inforcare gli occhiali da topo di biblioteca, infilo un paio di pattini e macino kilometri lungo il mio lago.

ché pensare mentre si corre, è tutta un'altra vita.

maggio 19, 2004

anima pacifista

la mia anima pacifista urla e scalpita, ma adesso la zittisco, vado di là e ammazzo a mani nude quell'ignorante e becera professoressa che fa finta di dirigere il mio laboratorio.

maggio 17, 2004

le gambe raccolte sotto l'ampio vestito estivo, guardo scendere la sera sulle mie rose, osservo il crepuscolo che colora di nero i faggi e di un azzurro spento il cielo.
ascolto silenziosa rachmaninov e mi accorgo con stupore che i miei pensieri stanno sussurrando, invece di gridare come hanno fatto nelle ultime settimane. li ascolto paziente, seguendo muta le note del pianoforte.
guardo l'orologio ed aspetto un'ora che sembri decente per andare via.
anzi.
adesso vado via.
tié.
oggi sono rotonda.

maggio 10, 2004

famiglie 1

pranzo di famiglia.
che poi famiglia vuol dire tredici persone che in qualche modo hanno un legame parentale, che sia di sangue diretto o legale.
che nel mio caso vuol dire:
una nonna che ha compiuto oggi 85 anni (motivo del pranzo di famiglia, da me -ahimé- fortemente voluto.)
i tre figli della nonna: papà, il maggiore, e i suoi due fratelli.
la moglie dello zio di mezzo.
la seconda moglie dello zio cadetto.
i nipoti: io, la maggiore ed unica femmina; il secondo, figlio di primo letto dello zio cadetto; il terzo ed quarto, figli di unico letto dello zio di mezzo; il quinto, figlio di secondo letto dello zio cadetto (la seconda moglie dello zio cadetto ha altri tre figli, di cui due dal primo matrimonio ed uno da un amante; uno dei tre è in carcere per traffico internazionale di stupefacenti, uno traffica in palline da golf, l'altro non ci è mai stato dato di conoscerlo).
il mio uomo: purtroppo per lui, vive con me e i pranzi di famiglia gli toccano.

antefatti.
la seconda moglie dello zio cadetto gli ha appena chiesto la separazione: 16.000 euro al mese di alimenti, per poter mantenere il tenore di vita per se stessa ed i figli.
la moglie dello zio di mezzo da sempre non parla con la moglie dello zio cadetto: lei è stronza di suo, ma bisogna darle atto che fin da subito aveva capito che "quell'altra" mirava solo ai soldi di famiglia (quali???).
i nipoti (tra la più grande e il più piccolo corrono 18 anni) non si siedono insieme alla medesima tavola da quando, piccini, non avevano un tavolo tutto per loro (il tavolo -appunto- dei bambini).
la nonna è sorda: seduta a metà della tavolata non capiva una mazza.

sensazioni.
camminare sulle uova.

è finita senza spargimenti di sangue.
ma che fatica.
meno male che di compleanni della nonna ne festeggiamo solo uno ogni cinque.

maggio 06, 2004

piove.
scrosci violenti o freddi aghi leggeri come neve si alternano come le carezze di un amante; mani fredde sul corpo caldo per l'amore.
vorrei uscire, sdraiarmi nuda sul prato ed ascoltare la pioggia con la pelle.
sentire le piccole gocce gelide farmi rabbrividire e tremare, ascoltarle scorrere su di me, mentre si scaldano piano. sentirle sferzare il mio corpo offerto, mentre la violenza dell'acquazzone aumenta, mentre aumenta un desiderio mai sopito.

raccolgo in un grido gocce di ghiaccio tra le mani, mentre mi inarco nel sole che piano riappare.
e sensualità è pensarti in un profumo che, improvviso, ritorna.
il profumo di un sorriso, della prima volta insieme, del primo bacio che sa di attesa e di voglie sopite che prepotenti rinascono.
sensualità è sentirti, una voce calda che mi accoglie e mi fa sua, chiederti ogni volta di più, ogni volta ancora.
è volerti adesso, volere volerti come allora, nei suoni, nei gesti, nelle mani, nei respiri, nelle lacrime soffocate nel cuscino, nei sorrisi negli occhi.

sensualità è una foto, quella foto in cui con il sorriso negli occhi accarezzi un piede nudo.

ed è che stasera quella foto la attacchiamo al muro.

memento.

maggio 05, 2004

una corta zazzera biondina: oggi sono così.

maggio 04, 2004

raggi di voce nel silenzio

ripensando a domenica, alle nostre voci mescolate, alle stecche ed alle note prese giuste o un po' troppo su o un po' troppo giù.
ed alex che è "io suono ma tu canti" e io che non c'arrivo (e non c'arriverò mai, cari miei, sono solo un misero contralto),
ed elena che canticchia sottovoce con gli occhi dolci di luce
e silvia che non ha voglia di andar via
e bea che anticipa sul tempo
e raffaella che si accoccola al mio fianco in una carezza
e franco che quando suona m'innamora ogni volta

ed è che noi, tutti insieme, siamo belli.
siamo proprio belli.

sorridi, bambina, c'è uno sprazzo di sole.


The Boxer

I am just a poor boy.
Though my story's seldom told,
I have squandered my resistance
For a pocket full of mumbles, Such are promises
All lies and jests
Still a man hears what he wants to hear
And disregards the rest.

When I left my home
And my family,
I was no more than a boy
In the company of strangers
In the quiet of the railway station,
Running scared,
Laying low,
Seeking out the poorer quarters
Where the ragged people go
Looking for the places
Only they would know

Asking only workman's wages
I come looking for a job,
But I get no offers,
Just a come-on from the whores
On Seventh Avenue
I do declare,
There were times when I was so lonesome
I took some comfort there.

Then I'm laying out my winter clothes
And wishing I was gone,
Going home
Where the New York City winters
Aren't bleeding me,
Leading me,
Going home.

In the clearing stands a boxer,
And a fighter by his trade
And he carries the reminders
Of ev'ry glove that laid him down
And cut him till he cried out
In his anger and his shame,
"I am leaving, I am leaving."
But the fighter still remains

colleghi

se la mia collega, quella pagata, normalmente compare in laboratorio alle dieci e stamattina mi ha chiamata per dirmi che farà tardi, secondo voi arriverà in tempo per fare la pausa pranzo?

maggio 03, 2004

nelle mani ancora la sensazione dei suoni, sulla pelle la sensazione del calore, nella voce ancora mille risonanze di note e piacere.
e le mie finestre ancora scintillano della luce tenue delle candele.

panico

ma come si fa?
eccoci qui, di nuovo dopo anni.
una lista di sinistra, che raccoglie dalla margherita a rifondazione.
un paese di collina e campagna, di contadini e senatori del ccd, di prati che vengono trasformati troppo spesso in aree industriali.
in mezzo io.
a dire il vero più che in mezzo in cima: candidata sindaco. oppure capolista, a discrezione ché poi decidiamo all'ultimo.
io. io divisa, divisa come sempre tra la voglia di fare e il tempo che scorre tra le dita.
tra la lusinga di essere stata scelta e il terrore di non essere in grado.
ma in fondo, se non io, chi?
se non io, se non noi, chi deve, chi può cercare di raccattare i problemi da terra?
e allora via, ci si prova, che non vinceremo mai, ma che a rompere i coglioni in consiglio comunale siamo dei draghi.
dov'è che abbiamo sbagliato?
dov'è che continuiamo a sbagliare?

aprile 27, 2004

"che bello fare qualcosa insieme dopo tanti anni."
e d'improvviso ti trovi nell'aula di un vecchio liceo, i capelli a sfiorare la vita, una maglietta sformata e un sorriso impenitente sempre sulle labbra.

grazie, andrea.
no, ci sono cose che non posso perdonare

e poi

e poi un sorriso o un sospiro, una risata chioccia che ti abbraccia e che ti scalda.
oppure uno sguardo di amico che amico non è più.
e allora le lacrime pungono gli occhi. e no, non puoi proprio piangere adesso che ti guarda, intanto che ti guarda dritta negli occhi la donna che lo ha allontanato da te quando non ce n'era nessun bisogno.

aprile 22, 2004

canticchio bach nella mia testa, cercando le parole per raccontare le storie dei miei nonni.
rileggo brink, il brink dei sogni, della fantasia, della magia ed il brink che racconta di un sudafrica nel difficile passaggio alla democrazia.
e rinasco dolce ed allegra in questa primavera che occhieggia tra i lilla.

Ouma Kristina

Visto da lontano, circondato da una massa densa e scura di alberi e arbusti, il palazzo, con le sue torri, guglie, cupole e camini, sembrava il relitto di una grande nave fantasma incagliata su uno scoglio sommerso o su un banco di sabbia in un mare fatto di pianure ondulate e pietrificate, spazzate dal vento e bruciate dal sole. Un posto in cui qualunque cosa era possibile poteva accadere, anzi accadeva. Di notte era visitato da fantasmi e spiriti ancestrali -io lo so, credetemi:li ho sentiti, ho avvertito la loro presenza, li ho visti- ma anche di giorno, sotto l'implacabile occhio divino del sole, si mostrava misterioso, improbabile, un sogno o un incubo, un pensiero di speranza o una visione turbata dalla colpa, una prova disperata ed esuberante degli eccessi di cui la mente umana è capace, quando è lasciata libera.
"Non hai paura dei fantasmi?" chiesi una volta a Ouma Kristina.
"Certo che no". Sembrava divertita alla sola idea. "Li conosco tutti."
"Ma cosa fai quando vengono di notte?"
"Li spazzo via, e basta". Come le ragnatele, immaginavo io, al tempo stesso inorridita e rassicurata.

André Brink, La polvere dei sogni

aprile 16, 2004

meglio

passato il pomeriggio a svuotare un sottoscala: si è rotto un tubo del riscaldamento e bisogna fare spazio all'idraulico.
e così, dopo un pomeriggio di fatica muscolare, adesso sto meglio.
decisamente meglio.
in fodno basta poco.
:-)

dolce notte.

carica

le persone che di solito hanno la carica non possono permettersi di non
averla.
sembra un paradosso, un controsenso, ma è così: si dà per scontato che
queste persone siano in grado di cavarsela, sempre e comunque.
che siano in grado di raccattare, raschiando dal fondo di un cilindro da
prestigiatore, qualche coniglio bianco che dimostri a tutti che loro stanno
bene e non hanno bisogno di niente.
sono stufa di sentirmi dire "tanto sei forte,
guarda dentro di te e trova le energie". a volte vorrei tanto sentirmi dire
"appoggiati che ci sono io, ci siamo noi".

e invece, come dice un caro amico, mi sono scelta il personaggio della
madre, e mi tocca tenermelo.
una persona forte, sulla quale si può contare,
per la quale sembra che le ventiquattro ore di un giorno ne contengano
almeno quarantotto, perché riesce a farci stare tutto quello che deve fare.
se poi arriva a casa e ingurgita antiacidi per tenere a bada il mal di
stomaco e antidolorifici per addormentare il mal di testa, beh, quello non
importa, in fondo non lo sa nessuno.
ma questa è un'altra storia.

aprile 15, 2004

diet

sono stufa di preoccuparmi di non avere soldi e di essere grassa.
la soluzione?
mangiare di meno.
due risultati in uno: dimagrire e risparmiare sulla spesa.

aprile 14, 2004

everything's alright

try not to get worried/try not to turn on to
problems that upset you/dont'you know
ev'rything's alright yes/ev'rything's fine

and we want you to sleep well tonight/let the world turn without you tonight
if we try we'll get by so forget all about us tonight

ev'rything's alright yes
ev'rything's alright yes

sleep and I shall soothe you/calm you and anoint you
myrrh for your forehead/then you'll feel
ev'rything's alright yes
ev'rything's fine

and it's cool and the oinment's sweet/for the fire in your head and feet
close your eyes close your eyes and relax think of nothing tonight

ev'rything's alright yes
ev'rything's alright yes


vorrei che qualcuno me la cantasse piano, stanotte.
per distogliere i pensieri.
per riuscire a dormire serena.
"ev'rything's alright, yes. ev'rything's fine"

te gusta senorita?

bella questa venezia da guardare con il naso in su, dove ogni palazzo naconde una trina di marmo, ogni ponte uno scorcio da fotografare, ogni campo un angolo di meraviglia ed ogni vetrina una girandola di colori.
questa venezia dove i gondolieri dalla maglietta a strisce e dall'intramontabile cappello di paglia si contendono i turisti con i ragazzi neri che vendono le borse di prada vuitton e fendi parlando in un gramelot di italianotedescofranceseinglesespagnolo. "te gusta senorita, te gusta mucho?"
e nella casa a tre passi da san marco, quattro passi da san polo ed un attimo da rialto i sorrisi e le risate, tra una ginocchiata nel letto e il caffé sul fuoco.

YESSS!!!!!

pubblicato in gazzetta il concorso a cui parteciperò, finalmente.
quasi non mi sembra vero
:-) :-D (sorriso sornione che si apre repentino sul mio musino da malatina raffreddata)

aprile 08, 2004

una borsa di gatti

mi hanno regalato una borsa fatta di gatti piena di piccoli pacchetti.
in uno dei pacchetti una pecorella che fa su e giù con la testa, in un altro un sapone con dentro una strega...

così adesso il mio tavolo brilla di doni e di un mazzo di rose rosse alte quasi quanto me.
pazzo, pazzo gialdinelli.

sorrido sorniona e mi avvicino al letto lasciando dietro di me una scia di vestiti. ;-)

31

non è nemmeno una cifra tonda, eppure sono qui che assaporo questo suono che si arrota rotondo tra la lingua e il palato.
trentuno. tent uno. trenta e uno. trenta e poi uno.
adesso che ci penso non le ho nemmeno trenta più una candeline da mettere sulla torta che ancora non ho fatto.
accenderò il forno e mi godrò questo pezzo di compleanno seduta sul mio prato.
ché il regalo più bello, oggi, è che sono a casa a guardare le nuvole.

aprile 07, 2004

perché?

chissà perché, ma in questi giorni ho bisogno di scrivere, in un posto dove posso dire quello che ho dentro, senza bisogno che sia legato ad un discorso più ampio, senza che venga interpretato come desiderio di essere al centro dell'attenzione, senza che le mie parole rimangano lì, nel limbo delle cose poco interessanti, del "ma perché l'hai scritto" e via dicendo.
come se fosse un diario, ma chissà perché i diari ti sembra sempre di doverli tenere per raccontare quello che fai, non quello che sei o quello che senti.
e poi i diari sono ingombranti, e nella borsa non ci stanno.
così eccolo, uno spazio tutto mio, che serve a me e poi chi lo legge fatti suoi, dove buttare lì quei pensieri che una volta scrivevo sui margini dei libri su cui studiavo.

poi lo imparo

qualcosa ho capito, di come funziona questo blog.
ma mi sfugge ancora l'idea del colore da fargli abbracciare: azzurro e blu come il cielo del crepuscolo? rosso come il fuoco di un tramonto? verde come il prato del mio giardino che sembra una giungla?
ma... il crepuscolo non è solo blu e azzurro, e il tramonto si accende ogni giorno di colori diversi, che vanno dal rosa carico al viola più intenso, e i verdi del mio giardino si rincorrono dal giallo delle ginestre al blu dei nontiscordardime.
piano piano queste pagine troveranno il loro colore, proprio come i gatti che ci fanno scoprire solo con il tempo qual è il loro nome.

pagine bianche

mi sento come se avessi lasciato dietro di me pagine bianche di nulla, vuote di pensieri.
ieri mi hanno chiesto chi sono, cosa facevo prima.
oggi mi chiedo come farò a sopportare quello che mi aspetta domani.
anche se quello che mi aspetta domani è quello che ho sempre cercato.