aprile 22, 2004

Ouma Kristina

Visto da lontano, circondato da una massa densa e scura di alberi e arbusti, il palazzo, con le sue torri, guglie, cupole e camini, sembrava il relitto di una grande nave fantasma incagliata su uno scoglio sommerso o su un banco di sabbia in un mare fatto di pianure ondulate e pietrificate, spazzate dal vento e bruciate dal sole. Un posto in cui qualunque cosa era possibile poteva accadere, anzi accadeva. Di notte era visitato da fantasmi e spiriti ancestrali -io lo so, credetemi:li ho sentiti, ho avvertito la loro presenza, li ho visti- ma anche di giorno, sotto l'implacabile occhio divino del sole, si mostrava misterioso, improbabile, un sogno o un incubo, un pensiero di speranza o una visione turbata dalla colpa, una prova disperata ed esuberante degli eccessi di cui la mente umana è capace, quando è lasciata libera.
"Non hai paura dei fantasmi?" chiesi una volta a Ouma Kristina.
"Certo che no". Sembrava divertita alla sola idea. "Li conosco tutti."
"Ma cosa fai quando vengono di notte?"
"Li spazzo via, e basta". Come le ragnatele, immaginavo io, al tempo stesso inorridita e rassicurata.

André Brink, La polvere dei sogni

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