dicembre 07, 2007

solitudini

una strana solitudine, stasera.
il ranocchio dorme dalle otto circa, appoggiato al mio cuscino nel lettone; franco è andato a suonare come tutti i venerdì; la televisione accesa rimane rumore di sottofondo al mio darmi da fare.
una lavatrice stesa, un'altra che gira, la cucina linda, la casa pronta ad accogliere gli ospiti del week end.
mi godo questi piccoli e rari momenti per me, tanto rari e tanto improvvisi da risultare quasi vuoti, talmente sono pieni delle cose che avrei da, o vorrei, fare.

chiudo gli occhi lentamente, e sulle palpebre chiuse corrono immagini riportate alla mente dal profumo che ho sulle mani.
improvviso è il ricordo destato dall'olfatto, ed è il ricordo di un abbraccio stretto in una stanza d'ospedale, l'ultima volta che, ragazzina, ho visto la mamma sorridere consapevole. ed era l'abbraccio ad una ragazzina che si affacciava al mondo adulto e mostrava orgogliosa il reggiseno che si era comprata a 200 kilometri da lì, per farla ridere un po'.
sette giorni dopo i suoi occhi non erano più consapevoli, otto giorni dopo lei non c'era più.

il ricordo fermo negli occhi è il suo sguardo, quello sguardo che buca ogni fotografia che possiedo, quello sguardo che spero di avere dentro di me, dentro ai miei occhi.

questi, improvvisi che squassano l'anima, sono i momenti in cui ne sento di più la mancanza, mancanza alla quale a distanza di 15 anni quasi 16 non mi sono ancora del tutto abituata. e l'essere mamma, oggi, ancora di più mi fa sentire il vuoto.

solitudini, solitudini riempite da ricordi.

dicembre 05, 2007

sorrisi e marachelle

sono un po' stufa di essere attorniata da persone che non sanno sorridere, e che al posto dei sorrisi hanno solo sbuffi e uffa ripetuti.

avrei soltanto voglia di sorrisi e marachelle, di ambienti sereni, di normalità.

speriamo arrivi il natale.

dicembre 03, 2007

c'è chi


c'è chi da piccolo ha un seggiolino con tavolino di quelli da bambini, e chi invece ha una... cattedra!

è che, visti i tempi delle università italiane (io sono un'eccezione perché sono stata fortunatissima) iniziamo a chiedere il posto sin d'ora e magari quando il ranocchio avrà 30 anni... ;-)


ottobre 23, 2007

ritorni

tornata al lavoro da una settimana circa, il ranocchio in un allegro box a fianco della scrivania sovrintende.
parte del tempo dorme sodo, sotto una coperta di pile celeste, che ha gli occhi, le pinne e la coda a sembrare un pesce rombo, parte del tempo sta in braccio a me mentre scrivo (tanto con una mano o con due son lenta lo stesso a scrivere sulla tastiera), parte del tempo gioca appoggiato ai cuscini con i suoi peluches (che poi ogni volta che penso alla parola peluches mi viene in mente Brunella Gasperini che scriveva in "io e loro" che la piccola di casa pronunciava pelùches esattamente come si legge, e mi viene da dire pelùches anche a me) e i suoi sonagli e il mordicchione per i dentini e i cubetti che gli ha regalato narsil, che lui adora.
è un compromesso, ovviamente, tra il tempo che vorrei dedicare a lui e lui solo, e l'imposibilità di farlo.
così me lo tengo vicino, barcamenandomi tra il sollievo e la gioia di poterlo guardare e sentire e il senso di colpa perché lo obbligo a stare in questo ambiente malsano di pazzi furiosi.
però, ed è vero, al primo suo accenno di insofferenza lo porto in giro o a casa, sempre.

ahi, che fatica, che fatica immane...

ottobre 08, 2007

capo bianco, isola d'elba, 6 ottobre 2007

il mio ranocchio per la prima volta al mare.
io felice e il babbo pronto a scattare foto e fare filmini.
abbiamo anche fatto il bagno, neh!

luglio 01, 2007

tetta da soma

cresce, il piccolo pupo.
cresce al ritmo di 3 etti la settimana, esattamente il doppio di quanto previsto dalle tabelle dei testi di pediatria rispolverati per l'occasione.
vale a dire che sta attaccato alla tetta esattamente il doppio di quanto ci stia attaccato un pupattolo della sua età.
ovvero, vale a dire che io sono diventata una tetta da soma, sempre pronta a cavare il capezzolo dalla maglietta e a centrare la boccuccia rosea che disegna una O perfetta, con quella fiducia cieca nella mamma che contraddistingue tutti i neonati.

quasi quasi ne approfitto per dormire un po', adesso che lui pisola.

prima di tornare a fare la tetta da soma.
già.

:-)

giugno 24, 2007

ranocchio

Caro Blog,
oggi sono 12 giorni che sono arrivato in questo posto pieno di luce e suoni e colori.
Da venerdì scorso siamo a casa, io e la mamma, dopo tre giorni di ospedale che faceva un caldo terribile e abbiamo avuto un vicino di letto che, poverino, aveva una mamma tutta new age che un giorno vi racconto: io, la mamma e il papà ci siamo fatti un sacco di risate alle sue spalle!
La mamma è ancora un po' imbranata, e io mi diverto a prendermi gioco di lei, per esempio quando mi mette sul fasciatoio e mi cambia, appena io sonosenza patello, tac, faccio una bella pisciatina che bagno tutto: l'asciugamano, i vestiti miei e della mamma e tutto quello che riesco: una volta sono riuscito a centrarmi il buco dell'orecchio, sono bravo, neh?!!!
E' imbranata anche quando ho fame: ci mette un sacco di tempo a tirare fuori quella tetta e poi cola latte dappertutto e non è tanto capace di farmi fareil ruttino (ruttino, ah!, sembro papà gialdinelli dopo una serata abirra...).
E pensare che io sono proprio bravo: mangio e poi mi addormento subitosubito e anche quando sono sveglio mi guardo intorno buono buono, sono proprio curioso e muovo un sacco le mani e i piedi, ché chiuso dentro nella pancia cominciavo ad essere un po' stretto e mi devo sgranchire tutti gli arti.
Sto anche imparando a fare le facce, anche se per adesso i sorrisi li riservo alla mia capacità di fare la cacca: voi non avete idea di che fatica sia, divento tutto rosso ma poi è una soddisfazione!

La mamma, poverina, è ancora un po' dolorante.
Il papà mi ha confidato di nascosto che le hanno cucito tutta la passera ricamandole il mio nome in diversi punti come sugli asciugamani e sui bavaglini.
Pensa che figata: una mamma firmata!

Il papà è ancora un po' frastornato, mi fa le coccole e mi cambia ilpatello, ridacchia quando faccio le facce strane e gli piace un sacco quando stiro le zampe lunghe lunghe, e questo fine settimana faremo in modo di non avere zii e zie e nonni e di starcene per conto nostro per conoscerci unpo'.

Il nonno Giorgio viene ogni giorno a farmi un po' di coccole, gli piace tenermi in braccio e vorrebbe portarmi al lago. Ha iniziato a fare un po' il suocero e vorrebbe che uccidessimo il gatto, ma in fondo non è cattivo. :-)

Ecco, il gatto è l'unico a cui non sto simpatico: guarda la mamma con diffidenza e non deve ancora aver capito che cosa sono io, per di più la sera la mamma mi tiene in braccio mentre mi allatta e lui è geloso, ché prima di andare in ospedale la mamma teneva in braccio lui.
Speriamo che migliori, almeno fino a quando non lo rincorrerò per tirargli la coda!

In questi giorni ho conosciuto tantissimi zii e zie. Il più simpatico è lo zio Antonio, che da quando sono nato sembra diventato matto, coccola la mamma, ci porta tante cose buone da mangiare e ci ha riempito il mio armadio di cose belle da mettermi che potrei cambiarmi ogni giorno per i prossimi sei mesi.
La più antipatica in assoluto è la zia Mariantonietta, che la mamma ha soprannominato "nome omen"; io, per non sbagliare, quando lei arriva mi addormento secco e non mi sveglio fino a quando non sono ben sicuro che se ne sia andata.

Uff, che stancata scrivere tutte queste cose, si fa fatica a mettere in fila i pensieri quando si è così piccoli, sapete?, mi sa che me ne torno a fare la nanna nella mia carrozzina supertecnologica.

:-)

ciao tutti,

Tommaso

maggio 30, 2007

pace

la tenda color panna fluttua nel vano della porta finestra, schermando lieve il sole che cerca di scaldare l'aria.
il gatto, sornione, sta acciambellato come un gatto sulla mia camicia da notte, per terra di fianco al letto, le zampine davanti appoggiate alle mie scarpe da tennis bianche e rosa, fuseggiando piano.
il cortile, il nostro cortile così rumoroso, è stranamente in pace, complici le ore del meriggio.
il pupo scalcia contro il diaframma, a ricordarmi che è lì, ma lo fa dolcemente, quasi un ticchettio ad indicare che è iniziato il conto alla rovescia: mancano quindici giorni, mamma.
il silenzio dei miei pensieri, che hanno smesso di urlarmi le cose da fare e di cui preoccuparmi.
la borsa per l'ospedale, pronta ad ogni evenienza.
e nulla, ora, può scalfire questa mia pace. non la riunione sul lavoro di oggi pomeriggio (non pensavate che avrei preso sul serio il congedo di maternità, vero?), non gli impegni lavorativi di venerdì né quelli ludici-meno ludici del we.
è pace dell'animo.
è serenità dolce.

più probabilmente è beata incoscienza.

maggio 23, 2007

15 anni

Rocco di Cillo
Vito Schifani
Antonio Montinaro
Francesca Morvillo
Giovanni Falcone

aprile 13, 2007

alzarsi storti e proseguire peggio

già ci sono delle mattine in cui alzarsi fa fatica.

fa fatica l'idea di infilarsi sotto la doccia nonostante l'amore viscerale per l'acqua da sentire addosso.

fa fatica l'idea di scegliere qualche cosa da mettersi addosso nonostante le dimensioni crescenti della pancia (finalmente, direbbero alcuni, hai iniziato l'8 mese e quasi non si vede che sei incinta) limitino la scelta a due paia di pantaloni o due paia di gonne (eh, mica mi sono rifatta il guardaroba premaman, io!, sono stata bravissimissimissima).

fa fatica l'idea di sistemarsi alla scrivania ed aspettare che il giorno passi affrontando le mille incombenze lavorative quotidiante (scandite da impegni diversi ogni tre quarti d'ora circa per la giornata odierna, tra cui un pranzo di lavoro da imbastire in laboratorio, uno studente da spingere allo studio, il ricevimento di campioni di polmone di una donna morta in carcere di overdose da antibiotici-antinfiammatori-chisacosaltro triturati grossolanamente e disciolti in acqua del rubinetto)

fa fatica l'idea di doversi confrontare con gli altri risultando efficiente e non deficiente, propositiva e non definitiva.

poi arrivi al lavoro e in meno di un'ora ti capita, nell'ordine:

- la capa che ti passa la tua lettera di congedo per maternità a partire dal 15 maggio e che ti comunica che tanto puoi venire a lavorare lo stesso, no?, anche se sei in congedo, basta non dirlo a nessuno.

- il collega "le cose si fanno sempre all'ultimo minuto" che, avendo una dead-line per l'iscrizione e la presentazione di un lavoro ad un congresso internazionale domani alle ore 12, ti comunica che arriverà a casa tua alle 21 stasera per scrivere i riassunti da inviare via mail e fare la registrazione on line.

- il collega "a me non me ne frega un cazzo" che sta facendo trucioli in laboratorio: quando ha i suoi momenti di asocialità si mette ad intagliare il legno seminando trucioli e segatura in ogni dove. ovviamente, tra un'ora abbiamo ospiti di riguardo a cui non interessano i trucioli, ma poco importa.

- il capo depresso che ti fa sapere che cortesemente vorrebbe essere recuperato a casa intorno alle 10.30 che così riposa (riposarsi da cosa non è dato di saperlo, ovviamente).

- la rivista a cui avevi spedito un lavoro che ti risponde in un inglese incomprensibile e con troppa prolissità quando sarebbe bastato "ritenta, sarai più fortunato".

- il conto in banca che lampeggia in rosso gridando silenziosamente e deridendomi "se sei in rosso ora come farai quando arriverà il pupo?"

non sono ancora le dieci.
potrei simulare un malessere incintesco e tornare a casa rintanandomi sotto il piumino con un libro scacciapensieri cercando di cancellare la giornata.

prenderò il ferro per combattere l'anemia, va', e poi come sempre con il sorriso stampato andremo ad affrontare questa giornata di merda.

aprile 10, 2007

amici con la A

ci sono persone che sai essere lì, pronte ad un sorriso, ad una coccola, ad essere la spalla su cui sfogare lacrime di rabbia, delusione o gioia.

persone per quali sai di essere la stessa cosa.

persone che poi per il giorno del tuo compleanno ti fanno scoprire così per caso una cosa così, e tu ti sciogli in un brodo di giuggiole.

ecco.
io mi sono sciolta.

marzo 19, 2007

senza parole.


marzo 09, 2007


febbraio 26, 2007

uff

com'è difficile tenere le persone affiancate le une alle altre come se fossero cocci di un vaso senza l'attack in mezzo.

è faticoso raggranellare tra le forze residue delle cinque del pomeriggio la serenità adatta ad evitare di mandare in culo il maestro del coro che, dopo aver dato forfait, fa l'offeso se non lo si tiene informato delle questioni corali.

è terribile guardarsi intorno e guardarsi dentro, e trovare soltanto pezzi da reincastrare come fossero le tessere di un puzzle (pronuncia: puzzle, come i bambini), cercare di inserirli al posto giusto osservando forme e colori e sperare che qualcuno nella notte non ne sposti nessuno.

è tremendo sentire il proprio mentore, uomo da sempre dinamico ed ottimista, che, guardandoti fisso negli occhi, ti dice sono demotivato, non ci credo più, mentre tu, invece, hai ancora così tanto da fare, da dire, da offrire, se solo te lo lasciassero fare.

uff, sarà l'anemia gravidica, ma, signori, oggi non se ne può proprio più.

ovvero: vado a casa. punto.

febbraio 12, 2007

mi si accusa di essere troppo criptica, così mi tocca fare outing.
la gioia buffa che mi si legge negli occhi senza ch'io me ne accorga è la gioia di sentire una pancia che cresce.
è quella di guardare lo schermo dell'ecografo mano nella mano con quello lì che fa finta di niente ma io lo so che si emoziona, come ogni papà che si rispetti.
è la gioia di sentire i primi movimenti e dirsi che è strano sentire qualcuno che ti calcia da dentro.
è scegliere il passeggino e le prime tutine, scioccamente immersi nella violenta felicità di sapere che l'amniocentesi è negativa, che i cromosomi ci sono tutti e che ci sono solo quelli che devono esserci, un bel cariotipo normale: 46, XY.

già, noi si è incinti, vah teh.

incinti di un maschietto che, se tutto va come previsto, nascerà il 14 giugno (ma si mormora che è meglio nascere torelli, quindi si pensava di convincerlo a farsi vivo prima del 20 di maggio)

(ah, ovviamente il pupo in questione è quello lì, quello che sta a destra di questo blog :-) )