agosto 31, 2004

le parole che sento dentro, in questi giorni, si annullano nel momento esatto in cui appoggio le dita sulla tastiera o socchiudo le labbra per pronunciarle.
guardo franco, che con lui ha perso un amico, ma anche un fratello, e non riesco a versargli addosso anche il mio dolore.

e allora, di giorno, lo tengo stretto, il dolore, perché non scappi fuori.
poi, la notte, trova una via di fuga ed allaga silenzioso il cuscino.

vorrei avere parole che sappiano abbracciare, e invece mi ritrovo a guardare basita la luce che filtra dalle persiane.

vedo i suoi occhi, quel suo sorriso che non poteva che essere contagioso, sento addosso l'abbraccio stretto che sempre mi riservava "ah, lulu...".
rivedo le mie labbra di rossetto lucido stampate sulla sua giacca di renna all'altezza del cuore, un abano sui divani bianchi.
rileggo con la mente tutte le mail che ci siamo scritti, i segreti, i suggerimenti, quell'aria da cospiratori che lasciava aleggiare tra le righe, le parole dure che mi hanno obbligato ad accettare una realtà mia che rifiutavo.
e ripenso alle parole brutte che ho detto, agli attacchi che gli ho mosso quando ho saputo che era scomparso, e quando ho saputo poi di ghareeb.
parole che lui non ha sentito.
parole bruciate di paura e rabbia, ma che rimangono lì, appese, a guardarmi con aria accusatrice.

vorrei avere parole capaci di risvegliare immagini, e invece rimango qui, con gli occhi lucidi che non lasciano scivolare nemmeno una lacrima.

ti voglio bene, enzo.

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