dicembre 23, 2005

post controtendenza

(post retrodatato. ovvero datato a quando l'ho scritto)

A me il natale piace, perché negarlo dietro al finto cinismo o al disfattismo?
Adoro sentire il gelo delle mani quando la vigilia mi ritrovo a camminare spedita da un negozio all’altro insieme al papà per fare tutti (tutti, nessuno escluso, e chi mai è riuscito a comprare un regalo prima del 24 di dicembre?) gli acquisti.
E mi piace la sensazione delle guance rosse e calde quando ci sediamo sfiniti e trafelati, quasi con il fiatone, al tavolino di un caffè a depennare i regali già comprati ed a ragionare su quelli ancora da acquistare.
Mi piacciono le risate complici mentre scegliamo questo qui o quello là, il chiacchiericcio che forma nuvole dense e bianche di fiato mentre corriamo da un negozio all’altro, i pensieri spaiati che convergono sul pettegolezzo familiare, la coccola insita nel passeggiare con il mio papà, che, a trent’anni suonati quanti ne ho, per me è ancora “Papà! Papà mio!” come gridavo battendo i pugnetti contro la porta del suo studio quando vi si ritirava per lavorare.
Adoro scegliere ogni regalo pensando ad ogni persona, alla faccia che farebbe se aprendo il pacchetto trovasse questo o, perché no?, quello. Poi, carica di pacchi, scatole e sacchi, mi piace fare mattina scegliendo carte e fronzoli e fiocchetti, ad ogni regalo il suo, e sentire le spalle indolenzite e il collo che si lamenta mentre, china sul tavolo attorniata da carte scotch e nastri, avvolgo ogni pensiero in metri di oro, argento, rosso, verdone e velluto.
Non ho mai perso la magia del natale.
Ed ogni volta che me lo chiedono, gli adulti disincantati che incontro ogni giorno, a loro rispondo che io Babbo Natale l’ho visto: è arrivato una mattina di natale nella casa di campagna dove passavamo le feste in famiglia, trascinando sulla neve una slitta di legno carica di doni, come ogni Babbo Natale che si rispetti, e li aveva distribuiti con quel suo vocione ad ognuno di noi piccoli, per poi svanire nel bosco cantando non so più quale canzone natalizia.
E così, quella magia è rimasta, pur nelle consapevolezze adulte.
Eppure, ci sono stati anche natali pieni di cose tristi. L’ultimo natale della mamma, che imbacuccata nel suo meraviglioso cappotto color cammello passeggiava con me e papà nel freddo del centro città, e il primo natale senza di lei, in cui ci siamo ritrovati sperduti e silenziosi davanti ad una tavola imbandita in cui l’assenza pesava più di tutto il resto.
E poi ci sono stati natali arrabbiati, delusi, soli. I natali in cui ho pensato che non avere nessuno al mio fianco era quello che di peggiore potesse capitarmi. Io, sola, e proprio in quei giorni di festa.
Eppure no, in fondo in fondo la magia del natale non l’ho persa.
È che io Babbo Natale l’ho visto, ricordi?, ed essere adulta e sapere da anni che quel Babbo Natale non era altro che papà con addosso un vestito rosso che trascinava la slitta sulla quale noi bambini avevamo scivolato fino alla vigilia, non ha mai tolto al mio natale nemmeno un pizzico di magia.

novembre 30, 2005

una speranza

un applauso a scena aperta a questi ragazzi che hanno una voglia immensa di legalità.
pronta a dar loro un supporto, anche fosse solo il mio pensiero.

novembre 23, 2005

infatti è bastato fare i quattro passi quattro dal laboratorio al centro di formazione professionale dove insegno una sera la settimana per assaporare quest’aria invernina, gelata tanto da scottare le labbra, e satura del profumo della legna bruciata nei camini.
ed è bastato per fare la pace con la paura di non essere e non fare abbastanza, dimenticando l’ansia in una angolo della pancia.

salvo poi scoprire che il profumo di legna bruciata nei camini, tanto pieno di poesia, era invece, ehm, l’odore sprigionato dagli arredi bruciati dai ragazzini dello stesso centro professionale, mossi da un improvviso odio verso il corpo docente intero.
ehm.

novembre 22, 2005

novembre dentro

strana questa ansia che sento, questa malinconia avara, questa assenza di gioia che mi scava.
strana ed improvvisa attanaglia lo stomaco, lo afferra e lo scuote, lo strapazza rendendomi cieca e sorda al mondo, e muta nel mio grido.
strana, improvvisa, gioca con i pensieri e li rende scivolosi e duri, freddi come l'aria d'inverno.

che poi è strana quest'ansia, basterebbe uscire nel gelo assolato di oggi per farla sciogliere nel desiderio di neve.

novembre 14, 2005

è ora di andare

una brezza leggera, le foglie d'oro rossastro che ricoprono il vialetto di beole grigie scricchiolando sotto le suole, i rami spogli che mi guardano di lassù mentre carico le ultime mie cose in macchina, il gatto nel suo trasportino di vimini vecchio stile, ed il cielo che piano si fa sera.

mi guardo intorno, sola come ho voluto essere: guardo la vite del canadà che riveste i muri rossi, gli aceri al bordo del vialetto, la luce lasciata accesa che filtra dalle persiane. scopro nel cespuglio di rose bianche una rosa ancora fiorita e la metto tra le cose da tenere.
un sospiro ed un unica lacrima che scivola, sospesa tra la malinconia del vecchio che si lascia e del nuovo da costruire.

è ora di andare.

novembre 08, 2005

LaRadman!

e nella rosa dei blog da sfogliare compare L'album delle figu.
benvenuta, LaRadman.
:-)

novembre 04, 2005

ragnatele

dimenticata tra i post non pubblicati, rende bene quello che oggi ho dentro.

una ragnatela di sole entra dalla finestra.
scalda il polso che colpisce, ferisce gli occhi ancora disabituati alla luce calda dell'estate.
mi scopro a guardarmi intorno: gli iris viola che occhieggiano nell'erba alta, le robinie che spigliate spargono petali bianchi, i primi semi dei pioppi che svolazzano.

e i soffioni.

bambina, prendevo un fiato grosso da gonfiare le guance e di colpo sputavo tutta quell'aria chiudendo stretti gli occhi: non volevo guardare i piumini volare nella brezza, volevo solo aprire gli occhi e vedere lo stelo vuoto, disadorno, quando avrei potuto essere certa che il mio desiderio si sarebbe avverato.

ragazzina, guardavo i piumini immersa nella ragnatela dei mille desideri tra cui sceglierne uno ed uno solo. amore. gioia. passione. felicità. abbracci. occhi in cui perdersi. mille parole che sembravano allora desideri diversi mentre non erano altro che un unico sogno. individuato il sogno, chiudevo gli occhi un istante, le dita appena appoggiate sullo stelo morbido e umido, li riaprivo e dolcemente soffiavo, guardando tra le ciglia socchiuse il bianco volare nel sole accecante di un prato verde dall'erba non tagliata.

oggi, sono uscita furtiva nel sole del mezzogiorno ed ho raccolto un soffione.
l'ho scelto con cura, che i piumini fossero già maturi per volare via, gli occhi bene aperti ed unico desiderio tra i pensieri impigliati, ho soffiato piano, girandolo in modo da soffiar via ogni singolo piumino.

lo stelo tra le dita ancora caldo del mio respiro, ho ritrovato intatta la mia magia bambina.

ottobre 14, 2005

io ho un amico

io ho un amico che no, non è un amico come gli altri.

uno che alla sera del venerdì, dopo una settimana di lavoro, parte alle sette-e-mezza-quasi-le-otto, si fa 240 km nel traffico del we verso i laghi, arriva tipo intorno alla una, dorme sul divano letto accontentandosi di un panino con la coppa perché in casa non c'è altro, si alza alle sette e mezza, imbianca tutto il giorno, mi fa le coccole quando mi arrabbio, mi fa ridere quando mi scazzo, chiacchiera con franco sul balcone di casa mentre si fuma una sigaretta, diluisce la vernice mischiandola con le mani, e dopo un'intera giornata ad imbiancare senza posa se ne riparte tipo verso mezzanotte.
e arrivato a casa tipo verso le tre meno un quatro mi manda un messaggio che recita "grazie della bella giornata".

io ho un amico che no, non è come gli altri.

in effetti, credo che sia pazzo.

:-)

ottobre 12, 2005

gulp

domenica pomeriggio ore 17.30, interno giorno.
i lavori di imbiancatura del we sono andati meravigliosamente bene: nonostante i problemi, rimangono da rifinire la cucina e l'ultima parete del bagno.

simo.med in cucina si occupa di rifinire l'imbiancatura del vano della finestra.
francoggì e lulu, rulli in mano, si impegnano con l'azzurro-cielo-d'estate-senza-una-nuvola sulle pareti del bagno.

la telecamera si sposta sugli occhi azzurro-come-le-pareti-del-bagno di simo.med.
primo piano di occhi che si sgranano e testa che si scuote.

l'intonaco si stacca e cade a terra pezzetto dopo pezzetto... simo.med con la spatola scava via l'intonaco e trova resti di affreschi antichi.

la telecamera si sposta nel bagno azzurro sugli occhi azzurro-azzurro di francoggì .
primo piano di occhi che si sgranano e di testa che si scuote.

l'intonaco si stacca e cade a terra pezzetto dopo pezzetto... francoggì con la spatola trova nude pietre di casa antica.

lulu si siede per terra ed ascolta il cuore che batte. il primo pensiero è merda, avevamo quasi finito. il seconde pensiero è merda, avevamo quasi finito. il terzo pensiero è merda, il prossimo we ancora ad imbiancare.

primissimo piano degli occhi scuri di lulu, un po' lucidi.
dissolvenza.

ottobre 03, 2005



le rocce e le case ad incendiarsi di rosso, di contro ad un cielo azzurro come solo il cielo d'autunno sa essere sul mare. un mare che danza lieve sotto il frinire del vento. il vesuvio che guarda sonnolento, la cima avvolta da nubi d'un bianco appena colorato d'arancio e di rosa.

ero qui, ad un congresso.
questo il panorama dalla mia stanza d'albergo.
sì, avrebbe potuto essere peggio.
:-)

settembre 08, 2005

forse ma forse

abbiamo trovato una casetta che fa al caso nostro.

settembre 02, 2005

a rimboccarsi le maniche

spulcio i giornali delle agenzie immobiliari, evidenziando gli annunci più promettenti.
ascolto attenta le spiegazioni di chiara, marta, maria, alessandra, giovanna, erica, davide, luca, michele, genoveffa e sarchiapone che elencano le attrattive dei troppo cari "ampio salone", "arco in pietra", "caminetto", "soppalco", "lavanderia" e che giustificano le mancanze "non c'è il box, ma in zona ci sono ampie possibilità di parcheggio" "no, non è proprio in centro ma i mezzi sono proprio a quattro passi" "sì, è un trilocale di 45 mq con anche una cucina abitabile e gli ambienti sono ampi" di quelli che economicamente tra lo stipendio mio e quello di franco ci potremmo anche stare.
poi abbasso il telefono e lo sguardo si perde smarrito.

convoglio le energie in un progetto. ragiono su costi profitti e perdite. guardo fotografie di sale e bagni.
l'importante è concentarsi sul nuovo: serve a non crollare guardando i cocci di quel che resta del vecchio.

settembre 01, 2005

e

e la luce dell'albero di natale quando franco mi ha dato questo anello che porto al dito.

se è vero che i ricordi si portano dentro, perché io sto piangendo?

ricordi in technicolor -2

le sere di luce debole passate a scrivere ad un diario sgualcito desideri e sogni di ragazzina inquieta.
e quell'armadio lassù, quello nell'angolo, in alto, scomodo, da cui ho rubato il primo film porno da guardare senz'audio per non farsi scoprire.
la casa piena di gente il giorno del funerale della mamma, le azalee bianche dovunque ad illuminare l'incubo. le notti a chiamare papà addormentato sul divano.
le pile di bucato da fare sparse in terra, origine di rabbie e lacrime di frustrazione.
le prime scarpe da donna ed imparare a camminare sui tacchi sul parquet.
la pentola del lesso che brucia sul fuoco. le stoviglie che non ci stanno nei pochi armadietti della cucina da basso "cazzo, sono abituata ad altre dimensioni".
le cene di natale che sembravamo sempre troppi e poi eravamo quasi larghi.
le domeniche pomeriggio sul tetto a pulire la finestra in cima alla scala.
mamma ed io sedute sul divano a guardare sentieri nei pigri dopopranzo quando eravamo sole.
le bollette del telefono troppo alte e le rabbie quando staccano la luce perché ci dimentichiamo di pagare.
enzo che ride appoggiato al tavolo di marmo del giardino, che vedo nitido negli occhi come fosse una fotografia.
la notte passata al computer in camera per colorare pixel su pixel lo stemma dell'università di pavia.
i libri erotici nascosti nel cassetto della camera.
io rannicchiata sul divano con il gambone.
la foto di antonio e me davanti ad una cancellata parigina che sembra quasi una pubblicità.
dipingere la libreria di blu sporcando tutto il pavimento del box, con franco che ringhia che a lui non piace il bricolage.
papà che gira la besciamella.
papà che taglia il salame e che cuoce il pollo sulla griglia di fuori.
l'ortensia assassina che si affaccia alla finestra della camera e franco che ogni mattina la minaccia "ah, quando viene ottobre ti ranzo fino a terra"
le chiacchiere con la mamma mentre le asciugo i capelli, lei seduta sul water ed io in piedi, tra confidenze, sguardi e risate.
la mamma, nel suo giardino sempre fiorito, così vicina da poterla quasi toccare.

agosto 31, 2005

ricordi in technicolor

a volte bisogna saper chiudere delle porte per aprirne altre. per aprirne di più belle, di migliori, porte che hanno uno sguardo sul sole. bisogna saperle chiudere. essere pronti a chiuderle. ed io non lo sono. mi guardo intorno in questo mondo che sento tanto mio, ed ogni sguardo è un ricordo.

un ricordo racchiuso tra queste quattro mura e questi tremila metri scoscesi di foresta vergine.

il comodino in quell'angolo, dove ho appoggiato la lettera per la mamma appena tornata dalla mia prima vacanza da donna, quella confessione "la tua bambina è diventata una donna" scritta in inchiostro nero su fogli a quadretti rosa.
quell'angolo di cielo racchiuso tra la canna fumaria, la siepe ed il castagno dei vicini, dove si guarda il tramonto.
mamma che si lascia torturare punti neri e peli da una bambina-signorina dopo pranzo.
il quadrato di giardino sotto le nostre camere, prima teatro dei giochi bambini, l'altalena e le sbarre, poi delle sdraio ed infine dei roghi primaverili, tra il fumo e le risate amiche. e le pile di libri tra i sostegni azzurro grigio che non bastavano mai.
la mamma che strappa le erbacce lungo la strada fatta di sassi.
io seduta sul parquet e la mamma a letto, sdraiata, provata, che mi dice "ho visto una befana in corso matteotti" ed è il ricordo più dolce che ho di lei, abbandonata e con gli occhi grandi dell'amore che aveva dentro.
antonio disperato ed arrabbiato di dolore che mi sbatte contro quel mobile triangolare dell'anticamera, che non sa come reagire di fronte ad un dolore troppo grande.
i miei sedici anni ed il primo stereo appoggiato in sala sui mobili di noce, con un bigliettino con scritto ".. e fa...".
guardare antonio dormire nel mio letto, stretto stretto a me per cercare un po' di quel calore che nel freddo di quel febbraio sembrava non trovare la strada del cuore.
la zuppa inglese della mamma un giorno qualsiasi, la crema gialla e la scritta ciao con il cioccolato.
le sere seduta sul davanzale della finestra per farmi guardare dai ragazzini più grandi, che mi chiamavano dal bosco là dietro.

luglio 11, 2005

oh oh

come si farà a sistemare i post?
(vi prego di immaginarmi seduta davanti al portatile, con l'indice appoggiato sulle labbra e negli occhi un'aria perplessa)

addirittura!

Assomigli a Socrate!
A muoverti e' l'amore verso il sapere,

inteso non sterilmente come nozionismo,
ma come vivace e continua ricerca del vero.
Trovi giusto rimetterti in discussione
continuamente, perché ciò che veramente ti importa
è conoscere cose giuste, non vantarti
di quante cosa sai. Per questo ami
confrontarti con gli altri, e per questo
ritieni le persone che si trincerano
dietro alle loro certezze fragili e deboli.
Il tuo problema è che spesso distruggi le convinzioni degli altri,
e questo ti puo' rendere impopolare.


e tu? a quale personaggio storico assomigli?

(grazie, copiascolla)

maggio 10, 2005

come rossella o'hara

vaffanculo, piove: tempo atmosferico in sintonia con il tempo interiore.

mi rivolto dentro me stessa in cerca di soluzioni che non ci sono, di progetti che non posso fare. in realtà poi va a finire che piango dentro me stessa compiangendomi, che non serve a niente ma a volte fa bene al cuore.

dall'altra parte, la parte razionale e fattiva, organizza e si sforza di raggranellare la forza per far fronte anche a questo ennesimo disastro e, un po' come rossella o'hara dice "vedremo, un passo alla volta, domani è un altro giorno".

mi metterò un vestito ampio, scioglierò i capelli e mi metterò contro vento con gli occhi pieni di lacrime e il sorriso sul viso.

maggio 09, 2005

è che

è che mi incazzo.
è che ci sto male, ma male da morire.
è che mi viene voglia di picchiarlo.
è che poi invece mi fa male vedere quell'espressione colpevole sul suo viso, ché avrebbe tanto voluto fare diverso e invece eccoci qui.
è che non so dove sbattere la testa.
è che vista da fuori sembro la donna bionica che non ha mai un problema al mondo, e invece non so a che santo votarmi.
è che adesso cosa diavolo faccio.
è che ci sono cose più grandi di me che no, non sono in grado di affrontare.
è che invece adesso mi metto lì e le affronto.
è che come cazzo si fa.
è che ho bisogno di pace e riposo, e non di paure e insicurezze.
è che vorrei partire almeno da zero, e non da meno 224.
è che come cazzo se ne esce.

è che vaffanculo.

maggio 06, 2005

è che poi mi fa ridere.
e come fai a non amarlo, uno che ti fa ridere?

come fare a non amarlo, uno così?

dopo una due giorni di litigata ed un pianto in macchina stamattina al suo fianco, scrivo al mio uomo una mail in cui gli dico che odio litigare con lui.
mi risponde con la mail copiaincollata qua sotto.
poi come fai a non amarlo?


Oggetto: Mhù (Re:uhm)

E io ti stavo scrivendo praticamente la stessa cosa mentre mi è arrivata questa.
Evidentemente le nostre magie funzionano ancora.
Sei rompina, presuntuosa, supponente, cocciuta, orgogliosa, esigente, eccetera, eccetera.
Ma ti amo, sei tutto per me, e quando ti vedo che stai male, quando ti vedo che piangi, mi sento torcere tutto dentro e vorrei solo saltarti addosso e stringerti forte e dirti di smetterla che ti amo, che non ti farò mai più soffrire.
Ma siccome sono rompino, presuntuoso, supponente, cocciuto, orgoglioso, esigente, eccetera, eccetera, non lo faccio.
E poi ho ragione io cazzo!
No?
Rimaniamo ognuno bello ancorato sulla propria opinione e facciamo la pace?
Come sempre?
Dàààài!
:-***

maggio 01, 2005

i bambini sono di sinistra

(...)
perché babbo natale è di sinistra
perché pocahontas è di sinistra
perché robin hood... beh, lui è di alternativa operaia...
(...)

grande bisio. grande primo maggio.
di come una cena "non ne ho proprio voglia" si può trasformare in una "ma che bella serata, però"

ingredienti necessari:
amici sinceri, possibilmente divertenti, meglio se comici.
la torta al cioccolato ripiena di cioccolato ricoperta di cioccolato.
vino a profusione, di quello buono.
ravioli al tartufo, che allucina un po'.
la scollatura proprio sopra l'incavo del seno.
gli strumenti pronti, attaccati agli amplificatori.

surplus che aiutano:
tre bimbi, uno moro uno biondo e una rossa che compaiono inaspettati a giocare nel soggiorno.
chiacchiere tra donne in cucina.
fetta di torta ai frutti di bosco che si spiattella sul parquet.
risate complici.

com'è come non è, tutti questi ingredienti ieri sera c'erano.
è stata una bella serata.

aprile 30, 2005

Quand'ero piccola
dormivo sempre al lume di una lampada
per la paura della solitudine
paura che non mi ha lasciato mai
nemmeno adesso che sei qui
e dormi accanto a me
ma sento che i tuoi sogni ti allontanano
perché per quelli che si amano
non c'è, non c'è
lo stesso sogno da sognare in due.

Una donna è più sola
quando l'uomo che ha vicino
non riesce a leggere nei suoi pensieri.

Quand'ero piccola
dormivo sempre al lume di una lampada
per non restare sola
adesso io vorrei, vorrei
sognare quello che stai sognando tu.

Una donna è più sola
quando l'uomo che ha vicino
non riesce a leggere nei suoi pensieri.

Quand'ero piccola quand'ero piccola quand'ero piccola.

E dormi accanto a me
ma sento che i tuoi sogni ti allontanano
perché per quelli che si amano
non c'è, non c'è
lo stesso sogno da sognare in due.

Mina, 1968
(Franco Migliacci; Bruno Zambrini; Enriquez Luis)

poi

poi ci sono giorni che vorresti solo scavare un buco e metterti lì, a guardare fuori il mondo che passa, nascosta allo sguardo dei più.
giorni in cui sei brutta e ti senti sola, pur se in mezzo alla gente, pur se tra le cose care, pur nell'abbraccio di un amico, o di quell'amore che pure sai che ti ama e che è lì per te, e solo per te.

meno male che questi giorni sono la minoranza.

Lacona, Isola d'Elba, 16 aprile 2005

Posted by Hello

aprile 14, 2005

e tu, sei più come rory o più come lorelai?

chiacchiero sempre, sussurro e ridacchio, mi si riempiono gli occhi di lacrime per un nonnulla, e per un nonnulla un sorriso si apre allegro dalle labbra agli occhi.
gioco con gli sguardi, accarezzo con il sorriso, abbraccio con tutta me stessa.
e poi mi perdo dentro un gesto. e dentro me stessa.
sì, sono come lorelai.

peccato non sia altrettanto bellina.
:-)

aprile 13, 2005

professoressa, scusi, lo sa che è brava?

e tu, inguainata nel tailleur serio da far la figura dell'integerrima, ti sciogli in brodo di giuggiole guardando il fondo degli occhi scuri dello studente tentennante che ti guarda nel fondo degli occhi scuri.

ci sono giorni

ci sono giorni che vorresti gettare dietro le spalle in un solo repsiro.
giorni che vorresti assaporare lentamente, sentirne l'odore nelle narici e la sensazione tattile sulla pelle.
di solito invece sono giorni un po' e un po', di attimi da ascoltare e attimi da cacciare.
attimi da farsi invidiare e attimi che chiunque vorrebbe essere il più lontano possibile da te.
attimi che sorridi sempre quando ci pensi e attimi che ti viene subito il malumore.

oggi è un giorno da sorridere.

aprile 12, 2005

condividere

spazi, pensieri, idee, sogni.
sospiri e risate.
lacrime sotto la pelle.

noi.

aprile 09, 2005

compleanno

sentirvi suonare, sentire le note dentro di me, risuonare profonde e lievi.
guardarvi ridere, ascoltare i vostri pensieri fluire leggeri e sincroni.
giocare insieme, ascoltarci cantare, sentirvi tutti di casa, qui, in questi due locali e mezzo caldi di parquet e fiammelle di candele, e sentire già la vostra mancanza, ché so che tra poco partirete.

e sentire la mancanza di chi non c'è, di chi non è potuto esserci;
e sentirti, tu, proprio tu, più viva e presente che mai dentro il mio cuore, dentro i nostri cuori, perché questa è casa tua, perché i nostri pensieri sono casa tua, perché avrei voluto che potessi vedere la faccia del fra, ché era tua quanto nostra.

e sapere che anche lei, che tanti anni fa ci ha lasciati, è qui nei miei pensieri.
e si fida di me.
e sente il calore che tutti mi date attraverso il mio sentire.

grazie, è il regalo più bello che mi fate, questo vostro essere sempre con me.
sempre dentro di me.

vi voglio bene.

marzo 15, 2005

febbre

febbricitante osservo quello che accade fuori da me.
quello che accade dentro, invece, lo sento lontano, come avvolto da un mare che ondeggia docile al leggero vento che lo increspa. no, non è nebbia che nasconde, ma mare che avvolge, che culla, che sciaborda lieve.
e i colori della primavera sono ancora più dolci attraverso gli occhi lucidi.

febbraio 20, 2005

la differenza è che a te ti amo.

e fanculo l'italiano corretto.

febbraio 15, 2005

e tu.

che mi fai ridere e che sei l'unico che mi sgrida a questo mondo.
ché di solito quella che sgrida sono io, e invece a volte ti parlo al telefono mentre passeggio nel giardino qui fuori e mi trovo a guardare per terra con il musino da bambina colta in fallo.

che so che sei lì. che sai che sono qui. lucidi e sani. e dolci e scontrosi.

è che una cosa così è la mia dimensione. quella degli abbracci e del sole dentro gli occhi. e di quell'amicizia che è gioco e scherzo e fare la lotta come i bambini.

pulita.
mia.
tua.
nostra.

febbraio 14, 2005

un trasloco d'amore

io non lo so come abbiamo fatto.

dev'essere stata una magia.

dev'essere stato l'influsso benefico di quella stella cadente che avete visto ieri sera, mentre rientravamo con la macchina carica di sacchetti dell'ikea e della serena stanchezza gravida di cose fatte.

dev'essere stato che insieme siamo tutti più speciali, perché tra i cartoni da spostare e svuotare, tra il divano da far salire lungo le scale ed i faretti da montare, tra la lavatrice da scegliere e poi allacciare, non c'è stato un momento di difficoltà o di disagio.

anzi, c'è stata solo l'armonia del lavorare insieme, del riconoscersi tra simili.

e ho una serie di immagini dietro gli occhi, ché le vedo se solo appena li socchiudo.

il sorriso di piero, quando ha teso la mano davanti al berligo stracolmo di scatoloni, e guardandomi dritta negli occhi ha detto "piacere, io sono piero".

gli occhi di alex, che via via durante la giornata da cupi sono diventati limpidi e ridenti. e quello sguardo con cui ha guardato la sua nuova casa, piena di noi tutti sporchi e sudati e sorridenti.

la mia espressione beata, quando silvia mi massaggiava le spalle e il collo. (sì, lo so, lo so che avevo la faccia sepolta nel piumino quindi non potevo certo vedermela, ma era un'espressione beata, quindi non rompete e fidatevi)

franco che all'ikea faceva le facce giocando con la bocca delle pattumiere cromate, che sembrava kermitt la rana.

magda, la mia magda, e silvia, la mia silvia, con le quali basta uno sguardo ed è subito intesa.
silvia che si racconta nel buio del viaggio di ritorno.
magda che guarda con aria riprovevole un tris di faretti.
silvia che guarda dentro il fondo alluminio di una caffettiera.
magda che avvolge le bottiglie di vino.
silvia con le mani immerse nel sapone del lavello.

stefania, col sorriso dentro gli occhi.

bea, che compare con il sacchetto delle patatine e si mette a montare i pomelli.

davide, accucciato contro la parete a collegare i cavi della corrente.

e la luce che salta appena attaccati i faretti.

e quell'applauso spontaneo, nato nei cuori e nelle mani, insieme, quando invece la luce ritorna, e i faretti funzionano, e di un trasloco rimane soltanto quel po' di polvere di muro sotto i buchi del trapano, e qualche cd da sistemare.

e di un trasloco rimane soltanto quell'aria di gioia che si respira nella luce.

e una foto. quella di cinque volti sorridenti sulla scala che va in soffitta.

febbraio 11, 2005

tu

sentire la tua risata risuonarmi nel cuore, a scoprirmi e a scoprirti vicina ed amica.

così, come sapevo che avresti ed avrei potuto essere.

è un riconoscersi, a pelle, per poi riconoscersi ancora nelle parole e nei gesti.

è l'aver voglia di averti con noi, a ridere insieme lungo la A1.

gennaio 21, 2005

inverno

è il crepuscolo.
i rami spogli dei tigli si stagliano nitidi contro un cielo che è ancora tra l'azzurro e il nero, nel silenzio della sera.
è un'ora che amo molto.