maggio 25, 2004

eppure

il tutto sta in quell'eppure.
è una solitudine di freddo, la sensazione che l'amore non riesca a raggiungere il centro di me, e non riesca a sciogliersi in risate e luci.
so, razionalmente, di non essere sola.
eppure, a volte, mi sento sola.

maggio 24, 2004

eppure mi sento sola.
a volte è proprio insopportabile.
in realtà praticamente sempre.

Vito Schifani
Rocco Di Cillo
Antonio Montinaro
Francesca Morvillo
Giovanni Falcone

per loro un pensiero.
la consapevolezza che senza di loro saremmo più poveri.
grazie.

maggio 21, 2004

famiglie 2

sopra il locale di papà abitano samira ed abdhul, hanno poco più di vent'anni e una bimba di un mese e mezzo.

samira è una bellissima ragazza, con gli occhi neri e dolci e un sorriso sempre aperto sulle labbra.
aiuta nelle pulizie del locale, vestita solo della camicia da notte e di uno straccio in testa, mentre la bimba sonnecchia nella carrozzina o gorgheggia in braccio a papà diventato, ancora una volta, un nonno putativo.

samira fa il pane in casa, ché tre euro al chilo le sembrano troppi, invita papà a mangiare cous cous quasi tutti i giorni e quando vede le camicie di papà appese al gancio della cucina del bar, pronte da portare in lavanderia, zitta zitta le prende e gliele fa trovate fresche di bucato nella stanza dove lui dorme.

quando la bimba non dorme e piange e strilla, samira ed abdhul entrano stravolti dalla porta sul retro e -a locale chiuso od aperto di fumo e musica e ragazzi sbigottiti- portano la piccola a farsi coccolare dal nonno giorgio. sana e sacra stronzaggine dei figli, la bimba si acquieta, si zittisce ed infine si addormenta dopo tre esatti minuti che è in braccio a papà.

questa, invero, è una famiglia. forse una tribù urbana, come amano chiamarla i sociologi che disquisiscono fra loro, forse solo il vecchio concetto di famiglia allargata, che cresce e si modifica.
è parte della famiglia che sentiamo nostra, più di quella dei legami di parentela.

ed è bello guardare samira che si veste tutta seria quando deve uscire, e che scende invece al locale in camicia da notte, perché è casa sua; è bello farsi abbracciare da un abdhul spontaneo; è bello guardare questa bimba dai capelli neri neri e dagli occhi seri accanto ad agnese, la mia figlioccia, che ha i capelli rossi e gli occhi verdi propri della mamma scozzese, ed un sorriso impertinente sempre sulle labbra.

maggio 20, 2004

le ultime parole famose

"mica può essere così difficile imparare ad usare i roller. altrimenti come farebbero le ragazze del supermercato?"

disse, prima di prendere la prima culata per terra.

no panic

tempo fa ho spedito tre riassunti ad un congresso internazionale che si tiene quest anno a taormina.

ci si portano solo poster, non si fanno relazioni.

ieri mi arriva una mail: "I am glad to infom you that your scientific contribution submitted at the meeting has been included by the Chairmen among contributions selected for oral communication during the workshop session... The aim is to get a real discussion going..."

panic.
è un congresso internazionale: si parla solo in inglese.

devo trovare un sacco di bibliografia da leggere, mica si può andare a un congresso così senza essere più che preparati.

the aim is to get a real discussion going... Real discussion, mica un raccontino raffazzonato, una bella discussione con il top dei collagenisti mondiali. tipo quelli di cui leggi tutti gli articoli e ti dici magari fossi brava così.

e se poi non capisco le domande che faranno?

e se poi non so proprio rispondere??


respiro profondo.
la bibliografia l'ho letta, la bibliotecaria mi sta cercando gli ulteriori articoli che ho chiesto, l'argomento lo conosco, è mio, l'ho fatto io, loro sono glad to inform me, ovvero è stato il mio lavoro a interessare loro.

no. no panic.
perché paura? adrenalina che scorre rapida, notti senza sonno, la voglia di leggere e sapere che come sempre è dentro di me.
la voglia di scoprire e di raccontare quello che ho scoperto.
e la voglia di sentire domande, di farmi dare risposte, di discutere animatamente, con sempre fermo nel cuore il concetto che la ricerca è un divenire, che non ci sono verità assolute né dogmi, ma mille sfumature per ogni asserzione, mille confutazioni per ogni certezza espressa.

è una sfida, un'opportunità che a pochi è data. soprattutto a pochi giovani.

signori, raccolgo il guanto con grazia, mi inchino a voi ed invece di inforcare gli occhiali da topo di biblioteca, infilo un paio di pattini e macino kilometri lungo il mio lago.

ché pensare mentre si corre, è tutta un'altra vita.

maggio 19, 2004

anima pacifista

la mia anima pacifista urla e scalpita, ma adesso la zittisco, vado di là e ammazzo a mani nude quell'ignorante e becera professoressa che fa finta di dirigere il mio laboratorio.

maggio 17, 2004

le gambe raccolte sotto l'ampio vestito estivo, guardo scendere la sera sulle mie rose, osservo il crepuscolo che colora di nero i faggi e di un azzurro spento il cielo.
ascolto silenziosa rachmaninov e mi accorgo con stupore che i miei pensieri stanno sussurrando, invece di gridare come hanno fatto nelle ultime settimane. li ascolto paziente, seguendo muta le note del pianoforte.
guardo l'orologio ed aspetto un'ora che sembri decente per andare via.
anzi.
adesso vado via.
tié.
oggi sono rotonda.

maggio 10, 2004

famiglie 1

pranzo di famiglia.
che poi famiglia vuol dire tredici persone che in qualche modo hanno un legame parentale, che sia di sangue diretto o legale.
che nel mio caso vuol dire:
una nonna che ha compiuto oggi 85 anni (motivo del pranzo di famiglia, da me -ahimé- fortemente voluto.)
i tre figli della nonna: papà, il maggiore, e i suoi due fratelli.
la moglie dello zio di mezzo.
la seconda moglie dello zio cadetto.
i nipoti: io, la maggiore ed unica femmina; il secondo, figlio di primo letto dello zio cadetto; il terzo ed quarto, figli di unico letto dello zio di mezzo; il quinto, figlio di secondo letto dello zio cadetto (la seconda moglie dello zio cadetto ha altri tre figli, di cui due dal primo matrimonio ed uno da un amante; uno dei tre è in carcere per traffico internazionale di stupefacenti, uno traffica in palline da golf, l'altro non ci è mai stato dato di conoscerlo).
il mio uomo: purtroppo per lui, vive con me e i pranzi di famiglia gli toccano.

antefatti.
la seconda moglie dello zio cadetto gli ha appena chiesto la separazione: 16.000 euro al mese di alimenti, per poter mantenere il tenore di vita per se stessa ed i figli.
la moglie dello zio di mezzo da sempre non parla con la moglie dello zio cadetto: lei è stronza di suo, ma bisogna darle atto che fin da subito aveva capito che "quell'altra" mirava solo ai soldi di famiglia (quali???).
i nipoti (tra la più grande e il più piccolo corrono 18 anni) non si siedono insieme alla medesima tavola da quando, piccini, non avevano un tavolo tutto per loro (il tavolo -appunto- dei bambini).
la nonna è sorda: seduta a metà della tavolata non capiva una mazza.

sensazioni.
camminare sulle uova.

è finita senza spargimenti di sangue.
ma che fatica.
meno male che di compleanni della nonna ne festeggiamo solo uno ogni cinque.

maggio 06, 2004

piove.
scrosci violenti o freddi aghi leggeri come neve si alternano come le carezze di un amante; mani fredde sul corpo caldo per l'amore.
vorrei uscire, sdraiarmi nuda sul prato ed ascoltare la pioggia con la pelle.
sentire le piccole gocce gelide farmi rabbrividire e tremare, ascoltarle scorrere su di me, mentre si scaldano piano. sentirle sferzare il mio corpo offerto, mentre la violenza dell'acquazzone aumenta, mentre aumenta un desiderio mai sopito.

raccolgo in un grido gocce di ghiaccio tra le mani, mentre mi inarco nel sole che piano riappare.
e sensualità è pensarti in un profumo che, improvviso, ritorna.
il profumo di un sorriso, della prima volta insieme, del primo bacio che sa di attesa e di voglie sopite che prepotenti rinascono.
sensualità è sentirti, una voce calda che mi accoglie e mi fa sua, chiederti ogni volta di più, ogni volta ancora.
è volerti adesso, volere volerti come allora, nei suoni, nei gesti, nelle mani, nei respiri, nelle lacrime soffocate nel cuscino, nei sorrisi negli occhi.

sensualità è una foto, quella foto in cui con il sorriso negli occhi accarezzi un piede nudo.

ed è che stasera quella foto la attacchiamo al muro.

memento.

maggio 05, 2004

una corta zazzera biondina: oggi sono così.

maggio 04, 2004

raggi di voce nel silenzio

ripensando a domenica, alle nostre voci mescolate, alle stecche ed alle note prese giuste o un po' troppo su o un po' troppo giù.
ed alex che è "io suono ma tu canti" e io che non c'arrivo (e non c'arriverò mai, cari miei, sono solo un misero contralto),
ed elena che canticchia sottovoce con gli occhi dolci di luce
e silvia che non ha voglia di andar via
e bea che anticipa sul tempo
e raffaella che si accoccola al mio fianco in una carezza
e franco che quando suona m'innamora ogni volta

ed è che noi, tutti insieme, siamo belli.
siamo proprio belli.

sorridi, bambina, c'è uno sprazzo di sole.


The Boxer

I am just a poor boy.
Though my story's seldom told,
I have squandered my resistance
For a pocket full of mumbles, Such are promises
All lies and jests
Still a man hears what he wants to hear
And disregards the rest.

When I left my home
And my family,
I was no more than a boy
In the company of strangers
In the quiet of the railway station,
Running scared,
Laying low,
Seeking out the poorer quarters
Where the ragged people go
Looking for the places
Only they would know

Asking only workman's wages
I come looking for a job,
But I get no offers,
Just a come-on from the whores
On Seventh Avenue
I do declare,
There were times when I was so lonesome
I took some comfort there.

Then I'm laying out my winter clothes
And wishing I was gone,
Going home
Where the New York City winters
Aren't bleeding me,
Leading me,
Going home.

In the clearing stands a boxer,
And a fighter by his trade
And he carries the reminders
Of ev'ry glove that laid him down
And cut him till he cried out
In his anger and his shame,
"I am leaving, I am leaving."
But the fighter still remains

colleghi

se la mia collega, quella pagata, normalmente compare in laboratorio alle dieci e stamattina mi ha chiamata per dirmi che farà tardi, secondo voi arriverà in tempo per fare la pausa pranzo?

maggio 03, 2004

nelle mani ancora la sensazione dei suoni, sulla pelle la sensazione del calore, nella voce ancora mille risonanze di note e piacere.
e le mie finestre ancora scintillano della luce tenue delle candele.

panico

ma come si fa?
eccoci qui, di nuovo dopo anni.
una lista di sinistra, che raccoglie dalla margherita a rifondazione.
un paese di collina e campagna, di contadini e senatori del ccd, di prati che vengono trasformati troppo spesso in aree industriali.
in mezzo io.
a dire il vero più che in mezzo in cima: candidata sindaco. oppure capolista, a discrezione ché poi decidiamo all'ultimo.
io. io divisa, divisa come sempre tra la voglia di fare e il tempo che scorre tra le dita.
tra la lusinga di essere stata scelta e il terrore di non essere in grado.
ma in fondo, se non io, chi?
se non io, se non noi, chi deve, chi può cercare di raccattare i problemi da terra?
e allora via, ci si prova, che non vinceremo mai, ma che a rompere i coglioni in consiglio comunale siamo dei draghi.
dov'è che abbiamo sbagliato?
dov'è che continuiamo a sbagliare?