aprile 27, 2004

"che bello fare qualcosa insieme dopo tanti anni."
e d'improvviso ti trovi nell'aula di un vecchio liceo, i capelli a sfiorare la vita, una maglietta sformata e un sorriso impenitente sempre sulle labbra.

grazie, andrea.
no, ci sono cose che non posso perdonare

e poi

e poi un sorriso o un sospiro, una risata chioccia che ti abbraccia e che ti scalda.
oppure uno sguardo di amico che amico non è più.
e allora le lacrime pungono gli occhi. e no, non puoi proprio piangere adesso che ti guarda, intanto che ti guarda dritta negli occhi la donna che lo ha allontanato da te quando non ce n'era nessun bisogno.

aprile 22, 2004

canticchio bach nella mia testa, cercando le parole per raccontare le storie dei miei nonni.
rileggo brink, il brink dei sogni, della fantasia, della magia ed il brink che racconta di un sudafrica nel difficile passaggio alla democrazia.
e rinasco dolce ed allegra in questa primavera che occhieggia tra i lilla.

Ouma Kristina

Visto da lontano, circondato da una massa densa e scura di alberi e arbusti, il palazzo, con le sue torri, guglie, cupole e camini, sembrava il relitto di una grande nave fantasma incagliata su uno scoglio sommerso o su un banco di sabbia in un mare fatto di pianure ondulate e pietrificate, spazzate dal vento e bruciate dal sole. Un posto in cui qualunque cosa era possibile poteva accadere, anzi accadeva. Di notte era visitato da fantasmi e spiriti ancestrali -io lo so, credetemi:li ho sentiti, ho avvertito la loro presenza, li ho visti- ma anche di giorno, sotto l'implacabile occhio divino del sole, si mostrava misterioso, improbabile, un sogno o un incubo, un pensiero di speranza o una visione turbata dalla colpa, una prova disperata ed esuberante degli eccessi di cui la mente umana è capace, quando è lasciata libera.
"Non hai paura dei fantasmi?" chiesi una volta a Ouma Kristina.
"Certo che no". Sembrava divertita alla sola idea. "Li conosco tutti."
"Ma cosa fai quando vengono di notte?"
"Li spazzo via, e basta". Come le ragnatele, immaginavo io, al tempo stesso inorridita e rassicurata.

André Brink, La polvere dei sogni

aprile 16, 2004

meglio

passato il pomeriggio a svuotare un sottoscala: si è rotto un tubo del riscaldamento e bisogna fare spazio all'idraulico.
e così, dopo un pomeriggio di fatica muscolare, adesso sto meglio.
decisamente meglio.
in fodno basta poco.
:-)

dolce notte.

carica

le persone che di solito hanno la carica non possono permettersi di non
averla.
sembra un paradosso, un controsenso, ma è così: si dà per scontato che
queste persone siano in grado di cavarsela, sempre e comunque.
che siano in grado di raccattare, raschiando dal fondo di un cilindro da
prestigiatore, qualche coniglio bianco che dimostri a tutti che loro stanno
bene e non hanno bisogno di niente.
sono stufa di sentirmi dire "tanto sei forte,
guarda dentro di te e trova le energie". a volte vorrei tanto sentirmi dire
"appoggiati che ci sono io, ci siamo noi".

e invece, come dice un caro amico, mi sono scelta il personaggio della
madre, e mi tocca tenermelo.
una persona forte, sulla quale si può contare,
per la quale sembra che le ventiquattro ore di un giorno ne contengano
almeno quarantotto, perché riesce a farci stare tutto quello che deve fare.
se poi arriva a casa e ingurgita antiacidi per tenere a bada il mal di
stomaco e antidolorifici per addormentare il mal di testa, beh, quello non
importa, in fondo non lo sa nessuno.
ma questa è un'altra storia.

aprile 15, 2004

diet

sono stufa di preoccuparmi di non avere soldi e di essere grassa.
la soluzione?
mangiare di meno.
due risultati in uno: dimagrire e risparmiare sulla spesa.

aprile 14, 2004

everything's alright

try not to get worried/try not to turn on to
problems that upset you/dont'you know
ev'rything's alright yes/ev'rything's fine

and we want you to sleep well tonight/let the world turn without you tonight
if we try we'll get by so forget all about us tonight

ev'rything's alright yes
ev'rything's alright yes

sleep and I shall soothe you/calm you and anoint you
myrrh for your forehead/then you'll feel
ev'rything's alright yes
ev'rything's fine

and it's cool and the oinment's sweet/for the fire in your head and feet
close your eyes close your eyes and relax think of nothing tonight

ev'rything's alright yes
ev'rything's alright yes


vorrei che qualcuno me la cantasse piano, stanotte.
per distogliere i pensieri.
per riuscire a dormire serena.
"ev'rything's alright, yes. ev'rything's fine"

te gusta senorita?

bella questa venezia da guardare con il naso in su, dove ogni palazzo naconde una trina di marmo, ogni ponte uno scorcio da fotografare, ogni campo un angolo di meraviglia ed ogni vetrina una girandola di colori.
questa venezia dove i gondolieri dalla maglietta a strisce e dall'intramontabile cappello di paglia si contendono i turisti con i ragazzi neri che vendono le borse di prada vuitton e fendi parlando in un gramelot di italianotedescofranceseinglesespagnolo. "te gusta senorita, te gusta mucho?"
e nella casa a tre passi da san marco, quattro passi da san polo ed un attimo da rialto i sorrisi e le risate, tra una ginocchiata nel letto e il caffé sul fuoco.

YESSS!!!!!

pubblicato in gazzetta il concorso a cui parteciperò, finalmente.
quasi non mi sembra vero
:-) :-D (sorriso sornione che si apre repentino sul mio musino da malatina raffreddata)

aprile 08, 2004

una borsa di gatti

mi hanno regalato una borsa fatta di gatti piena di piccoli pacchetti.
in uno dei pacchetti una pecorella che fa su e giù con la testa, in un altro un sapone con dentro una strega...

così adesso il mio tavolo brilla di doni e di un mazzo di rose rosse alte quasi quanto me.
pazzo, pazzo gialdinelli.

sorrido sorniona e mi avvicino al letto lasciando dietro di me una scia di vestiti. ;-)

31

non è nemmeno una cifra tonda, eppure sono qui che assaporo questo suono che si arrota rotondo tra la lingua e il palato.
trentuno. tent uno. trenta e uno. trenta e poi uno.
adesso che ci penso non le ho nemmeno trenta più una candeline da mettere sulla torta che ancora non ho fatto.
accenderò il forno e mi godrò questo pezzo di compleanno seduta sul mio prato.
ché il regalo più bello, oggi, è che sono a casa a guardare le nuvole.

aprile 07, 2004

perché?

chissà perché, ma in questi giorni ho bisogno di scrivere, in un posto dove posso dire quello che ho dentro, senza bisogno che sia legato ad un discorso più ampio, senza che venga interpretato come desiderio di essere al centro dell'attenzione, senza che le mie parole rimangano lì, nel limbo delle cose poco interessanti, del "ma perché l'hai scritto" e via dicendo.
come se fosse un diario, ma chissà perché i diari ti sembra sempre di doverli tenere per raccontare quello che fai, non quello che sei o quello che senti.
e poi i diari sono ingombranti, e nella borsa non ci stanno.
così eccolo, uno spazio tutto mio, che serve a me e poi chi lo legge fatti suoi, dove buttare lì quei pensieri che una volta scrivevo sui margini dei libri su cui studiavo.

poi lo imparo

qualcosa ho capito, di come funziona questo blog.
ma mi sfugge ancora l'idea del colore da fargli abbracciare: azzurro e blu come il cielo del crepuscolo? rosso come il fuoco di un tramonto? verde come il prato del mio giardino che sembra una giungla?
ma... il crepuscolo non è solo blu e azzurro, e il tramonto si accende ogni giorno di colori diversi, che vanno dal rosa carico al viola più intenso, e i verdi del mio giardino si rincorrono dal giallo delle ginestre al blu dei nontiscordardime.
piano piano queste pagine troveranno il loro colore, proprio come i gatti che ci fanno scoprire solo con il tempo qual è il loro nome.

pagine bianche

mi sento come se avessi lasciato dietro di me pagine bianche di nulla, vuote di pensieri.
ieri mi hanno chiesto chi sono, cosa facevo prima.
oggi mi chiedo come farò a sopportare quello che mi aspetta domani.
anche se quello che mi aspetta domani è quello che ho sempre cercato.