dicembre 23, 2005

post controtendenza

(post retrodatato. ovvero datato a quando l'ho scritto)

A me il natale piace, perché negarlo dietro al finto cinismo o al disfattismo?
Adoro sentire il gelo delle mani quando la vigilia mi ritrovo a camminare spedita da un negozio all’altro insieme al papà per fare tutti (tutti, nessuno escluso, e chi mai è riuscito a comprare un regalo prima del 24 di dicembre?) gli acquisti.
E mi piace la sensazione delle guance rosse e calde quando ci sediamo sfiniti e trafelati, quasi con il fiatone, al tavolino di un caffè a depennare i regali già comprati ed a ragionare su quelli ancora da acquistare.
Mi piacciono le risate complici mentre scegliamo questo qui o quello là, il chiacchiericcio che forma nuvole dense e bianche di fiato mentre corriamo da un negozio all’altro, i pensieri spaiati che convergono sul pettegolezzo familiare, la coccola insita nel passeggiare con il mio papà, che, a trent’anni suonati quanti ne ho, per me è ancora “Papà! Papà mio!” come gridavo battendo i pugnetti contro la porta del suo studio quando vi si ritirava per lavorare.
Adoro scegliere ogni regalo pensando ad ogni persona, alla faccia che farebbe se aprendo il pacchetto trovasse questo o, perché no?, quello. Poi, carica di pacchi, scatole e sacchi, mi piace fare mattina scegliendo carte e fronzoli e fiocchetti, ad ogni regalo il suo, e sentire le spalle indolenzite e il collo che si lamenta mentre, china sul tavolo attorniata da carte scotch e nastri, avvolgo ogni pensiero in metri di oro, argento, rosso, verdone e velluto.
Non ho mai perso la magia del natale.
Ed ogni volta che me lo chiedono, gli adulti disincantati che incontro ogni giorno, a loro rispondo che io Babbo Natale l’ho visto: è arrivato una mattina di natale nella casa di campagna dove passavamo le feste in famiglia, trascinando sulla neve una slitta di legno carica di doni, come ogni Babbo Natale che si rispetti, e li aveva distribuiti con quel suo vocione ad ognuno di noi piccoli, per poi svanire nel bosco cantando non so più quale canzone natalizia.
E così, quella magia è rimasta, pur nelle consapevolezze adulte.
Eppure, ci sono stati anche natali pieni di cose tristi. L’ultimo natale della mamma, che imbacuccata nel suo meraviglioso cappotto color cammello passeggiava con me e papà nel freddo del centro città, e il primo natale senza di lei, in cui ci siamo ritrovati sperduti e silenziosi davanti ad una tavola imbandita in cui l’assenza pesava più di tutto il resto.
E poi ci sono stati natali arrabbiati, delusi, soli. I natali in cui ho pensato che non avere nessuno al mio fianco era quello che di peggiore potesse capitarmi. Io, sola, e proprio in quei giorni di festa.
Eppure no, in fondo in fondo la magia del natale non l’ho persa.
È che io Babbo Natale l’ho visto, ricordi?, ed essere adulta e sapere da anni che quel Babbo Natale non era altro che papà con addosso un vestito rosso che trascinava la slitta sulla quale noi bambini avevamo scivolato fino alla vigilia, non ha mai tolto al mio natale nemmeno un pizzico di magia.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

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